I fondi comuni di investimento sono sicuri o possono fallire?

Molti risparmiatori, anche i meno attenti, dovrebbero essere maggiormente più scrupolosi quando si tratta dei propri soldi che, in questo caso, potrebbero essere anche dei risparmi. Il ventaglio di scelta che viene proposto per investire i propri soldi è ampio; quindi, potrebbe sorgere spontaneo un dubbio: “I fondi di investimento comuni, ad esempio, possono fallire oppure no?”.

Per fornire una risposta chiara bisognerà valutare diversi parametri, sicuramente dobbiamo capire cos’è un fondo di investimento comune e differenziarlo dalla SGR, acronimo per Società di Gestione del Risparmio. Però, prima di procedere, viene mostrato qui un esempio di come investire online in tutta sicurezza e in maniera totalmente chiara e trasparente.

Differenza fondo comune di investimento e SGR

Il fondo comune di investimento è uno strumento finanziario; quindi, di per sé è difficile che fallisca rispetto ad una società di gestione del risparmio che sarebbe quella società che gestisce gli investimenti dei propri clienti all’interno di un fondo. 

Questa prima differenza è sostanziale per rispondere al quesito iniziale. Difatti, il patrimonio della SGR è ben distinto e separato dal patrimonio del fondo di investimento. Questo vuol dire che se la società di gestione dovesse fallire, non comporterebbe il fallimento dello strumento di investimento. 

L’investitore, in questo caso di ipotetico fallimento, otterrebbe il rimborso della quota del fondo, rispettando il valore di mercato odierno. Iniziamo, quindi, a delineare delle specifiche che risultano essere delle discriminanti importanti. 

Separazione dei fondi

La separazione in sé del fondo comune da quello della SGR garantisce non solo una sicurezza maggiore ma anche il vantaggio di poter investire in un portafoglio più ampio rispetto ad un investimento direttamente attuato dal risparmiatore con il suo solo patrimonio. 

Questo perché il fondo raccoglie i risparmi di un numero più esteso di investitori; di conseguenza, è automatica la possibilità di avere un portafoglio più grande in cui investire. Il fondo, inoltre, garantisce una tutela superiore perché di per sé deve adempiere ad obblighi ben precisi. 

È con questa sostanziale diversificazione che iniziamo a fornire una risposta più concreta alla domanda iniziale, spostando l’attenzione sul rischio che ne deriverebbe se il fondo comune di investimento dovesse fallire; difatti, risulta minore

Con l’investimento in questo tipo di fondo si dà la possibilità di ripartire i risparmi su più prodotti finanziari che risultano poco o quasi del tutto correlati tra loro, questo comporta una riduzione del rischio a una misura più tollerabile e anche più favorevole.

Quindi, un fondo di investimento può fallire?

Rispondiamo alla domanda iniziale: no, non può fallire. Ricapitoliamo ciò che abbiamo appena detto. Quando si investe una parte del proprio patrimonio in un fondo di questo tipo, si andranno ad acquistare delle quote di investimento in uno o più strumenti finanziari.Di per sé, quindi, questi ultimi non falliscono se paragonati alla SGR. Infatti, se quest’ultima andasse in default, il cliente non perderebbe il diritto alle quote di investimento. Dunque, un fondo comune non può fallire. Inoltre, avendo l’occasione, come già detto, di diversificare gli investimenti, si rende ancor più remota la possibilità di perdere interamente la cifra del proprio capitale.

Cosa serve per ottenere un mutuo?

Per ottenere un mutuo, risulta fondamentale disporre di un’apposita documentazione.

Quest’ultima infatti, serve a certificare il fatto che l’acquirente sia idoneo a sostenere tutte le spese che dovrà fronteggiare in futuro. Ma non solo: la presentazione dei propri dati anagrafici, si rivelano essenziali anche per una questione di tracciabilità, ad esempio per comprendere al meglio la situazione famigliare, lavorativa ed economica.

L’insieme delle informazioni che servono a definire l’affidabilità di una persona è noto come Visura protesti. E’ proprio attraverso tale verifica che si ha modo di consultare tutto ciò che riguarda un individuo (non soltanto in contesti di mutui, ma anche di prestiti e finanziamenti).

Richiedere un mutuo, i documenti necessari:

A questo punto ci si chiede: quali sono i documenti più importanti per chiedere (e allo stesso tempo sperare di ottenere) un mutuo?

Per prima cosa, bisognerà presentare una serie di dati anagrafici, attraverso: la carta di identità e il codice fiscale. Altrettanto indispensabili sono: 

  • Il certificato di nascita
  • Il certificato contestuale (volto a specificare lo stato di famiglia e la residenza)
  • L’atto di matrimonio (includendo i vari accordi patrimoniali tra coniugi)
  • Il permesso di soggiorno (se si dovesse essere un cittadino extracomunitario)

Documenti reddituali mutuo

Quando si fa la richiesta di mutuo, il soggetto dovrà anche rendere noti i documenti reddituali, ovvero quelli legati alla sua situazione lavorativa.

Essi differiscono a seconda della categoria di appartenenza. Nel caso di lavoratori dipendenti, sarà necessario fornire:

La copia del contratto lavorativo, oppure una dichiarazione del datore di lavoro riguardante l’anzianità di servizio del dipendente. Attraverso questo foglio, sarà possibile leggere il tipo di accordo tra le due parti ed eventuali orari.

L’ultimo cedolino dello stipendio e la copia del modello CU (Certificazione Unica) o il modello 730. Così facendo, si avrà modo di scoprire nel dettaglio il reddito e la retribuzione del soggetto intenzionato alla richiesta del mutuo. Al suo interno, troveremo anche i dati previdenziali e i contributi trattenuti, finalizzati alla pensione. Infine, il modello F24 (quella carta che certifica il pagamento di imposte, tasse e contributi) e la copia dell’ultimo estratto conto del soggetto dipendente.

Invece, in caso di lavoratori autonomi e liberi professionisti, bisognerà presentare:

  • La copia del modello unico, ex modello 740. Si tratta del modello relativo alla dichiarazione dei redditi, che consente di leggere i principali guadagni ottenuti.
  • Un estratto della Camera di Commercio Industria e Artigianato (noto come CCIA)
  • Un attestato di iscrizione all’albo (volto ai professionisti)

Altri documenti per richiesta mutuo:

Non è finita qui. Oltre ai documenti sopracitati, ci sono altri certificati molto importanti. Essi sono richiesti a prescindere dalla situazione lavorativa (dipendente, libero professionista e così via).

Nello specifico, ci riferiamo a:

  • Una copia del compromesso
  • La planimetria catastale
  • La copia del certificato di agibilità (in termini di impianti, igiene ecc)
  • L’atto di provenienza dell’immobile (ovviamente una copia, non l’originale)

Da dire però che i tipi di documenti richiesti potrebbero subire delle variazioni, a seconda della banca da voi selezionata. Ma non solo. Infatti, bisogna tener conto anche della tipologia di mutui e finanziamenti che si ha intenzione di fare, così come la somma richiesta ed una serie di caratteristiche che interessano l’oggetto di acquisto, vale a dire l’immobile.Intraprendere il percorso di richiesta mutuo, disponendo di tutta la documentazione necessaria, non può essere altro che un vantaggio per voi. Specialmente dal punto di vista delle tempistiche: prima presenterete tutti i fogli richiesti, minori saranno le attese, specialmente presso gli sportelli fisici. Anche se ad oggi per fortuna, diverse procedure si possono svolgere tranquillamente da casa, grazie a dei portali che offrono visure e certificati in via telematica, attraverso pochi e semplici click.

Trading online: come trovare le piattaforme più sicure e interessanti

I siti che consentono ai propri clienti di speculare online sono in costante crescita. Solo negli ultimi due anni stiamo parlando di un aumento di oltre il 30%, considerando esclusivamente il numero effettivo di siti disponibili. Scegliere quello da utilizzare è quindi sempre più complesso, anche perché spesso sulla carta le proposte sembrano molto simili tra loro. Una delle caratteristiche che è importante verificare, a volte sottostimata, riguarda il luogo in cui ha sede la società che gestisce il sito. Oltre che ovviamente la sicurezza del sito, ossia il fatto che non si tratti di un raggiro di qualche tipo.

Trovare le piattaforme più interessanti
Avere a disposizione un ampio numero di proposte porta che si avvicina al mondo del trading online alla necessità di scremare tali offerte, in modo da fare la propria scelta esclusivamente all’interno di un panorama più ristretto. Tra quelle che sono considerate le migliori piattaforme trading italiane, non tutte hanno una sede della società nel nostro Paese; si tratta però di siti che possiedono una sede almeno all’interno della comunità europea. È una caratteristica che molti trader alle prime armi non considerano, ma che invece offre interessanti risvolti.

Speculare in modo legale
Un altro elemento da considerare consiste nel fatto che è bene prendere parte a speculazioni autorizzate nel nostro Paese e in Europa. Le leggi europee in fatto di trading con strumenti derivati sono più restrittive rispetto ad altre zone del mondo. Ciò che il trader deve sapere è che prendere parte a speculazioni non autorizzate in Europa lo rende passibile di denuncia. È quindi sempre meglio prediligere quelle piattaforme che sono autorizzate ad operare in Italia o in Europa. Nonostante nella maggior parte dei casi le piattaforme di trading disponibili online siano effettivamente munite di tale requisito, quindi autorizzate a operare all’interno dell’Unione Europea, può accadere di trovare annunci di piattaforme che non hanno tale requisito. È un pericolo per i soldi investiti ma anche per il trader, che può finire nelle maglie della giustizia. Consob, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, vigila costantemente in questo senso e pubblica delle guide operative, che consentono al trader avveduto di tenersi lontano da questo tipo di proposte, pericolose e non legali.

Ci sono realmente tante truffe nel mondo del trading?
Fino ad ora abbiamo spiegato al trader come tenersi lontano da eventuali truffe o raggiri nel mondo del trading online e come riconoscere i siti gestiti da società che mantengono l’attività di trading all’interno della legalità in Europa. Cerchiamo ora di chiarire la questione riguardante le truffe nel trading online. Che sono effettivamente una realtà, ma non tanto diffusa come si tende a credere. Prima di tutto perché i trader, anche quelli alle prime armi, possiedono degli strumenti per difendersi. A partire dal fatto di diffidare delle proposte che sembrano eccessivamente allettanti, fatte tramite mezzi di comunicazione inusuali: una società che gestisce una piattaforma di trading seria difficilmente cercherà i propri clienti contattandoli telefonicamente, per fare un semplice esempio. Oltre a questo buona parte delle notizie che parano di truffe in realtà parlano di quanto sia rischioso dedicarsi al trading online. Si tratta di un tipo di speculazione molto veloce, durante la quale si possono perdere tutti i capitali investiti, così come in qualsiasi altro ambito d’investimento. 

Tenersi lontano dai problemi
Partendo dalla consapevolezza che investire online, con le piattaforme che offrono soprattutto speculazioni con strumenti finanziari derivati, è un’attività che porta con sé un rischio elevato, è possibile attuare altre strategie che permettono di tenersi lontani da qualsiasi problema, truffa, raggiro o attività non legale. Per questo ultimo frangente è sufficiente avvicinarsi ai siti autorizzati dalla Consob, o da altro organismo equivalente a livello europeo. La Consob pubblica regolarmente i nomi delle società autorizzate a operare in questo settore in Europa, è facile fare dei controlli incrociati. Oltre a questo anche l’ESMA, l’autorità europea per i mercati e gli investimenti, offre un sito costantemente aggiornato. Sul quale sono disponibili news e informazioni per quanto riguarda le attività cui fare particolare attenzione. Al trader sta semplicemente il compito di tenersi aggiornato e di verificare sempre gli strumenti che sta utilizzando.I divieti dell’ESMA
Negli ultimi anni l’ESMA ha vietato in Europa alcune tipologie di attività di trading online. Si tratta in particolare del trading con le opzioni binarie. Questa attività non è stata considerata illegale, ma troppo rischiosa. L’analisi fatta da tale autorità nel corso di alcuni anni ha mostrato che circa il 70% degli investitori europei che si dedicavano a speculazioni con le opzioni binarie perdeva gran parte di quanto investito. Questo ha portato al divieto di effettuare tali speculazioni all’interno dell’Unione Europea. L’autorità ha quindi protetto i cittadini dell’Unione, preservandoli dalla possibilità di dedicarsi a una speculazione decisamente troppo rischiosa. Se è vero che rischiare di più può potenzialmente offrire maggiori guadagni, quando tali guadagni arrivano solo raramente il rischio non vale più la pena. Un’azione di questo genere da parte dell’ESMA presuppone una regolare verifica sull’andamento degli investimenti nel mondo del trading online e un’attenzione particolare nei confronti dei cittadini, visti come consumatori in questo caso.

Approfondimento per Avvocato: Bruno Mafrici sulla figura dell’intermediario finanziario

Riceviamo e pubblichiamo questo interessante approfondimento sulla figura dell’intermediario finanziario, scritto dal consulente e imprenditore di Milano Bruno Mafrici, da anni attivo e performante in questo settore e delle consulenze per avvocato. L’espressione “intermediario finanziario”, innanzitutto, si riferisce ad un’istituzione che funge da intermediario tra due parti al fine di facilitare una transazione finanziaria. Le istituzioni che vengono comunemente chiamate intermediari finanziari includono banche commerciali, banche di investimento, fondi comuni di investimento e fondi pensione. Una banca potrebbe ad esempio fungere da intermediario tra un mutuatario ed un prestatore, riunendo i fondi per gli investimenti. Ma a cosa si riferisce esattamente l’attività dell’intermediazione finanziaria? Con questa espressione ci si riferisce quindi alla pratica di collegare un investitore ed un mutuatario, andando ad agire come una terza parte e quindi a soddisfare le esigenze finanziarie di entrambi le parti, con reciproca soddisfazione ed offrendo infine dei servizi su un’economia di scala più ampia di quanto sarebbe stato altrimenti possibile.

Ma quali sono gli scopi fondamentali di un intermediario finanziario? A questa domanda ci risponde di nuovo il consulente ed imprenditore di Milano Bruno Mafrici, il quale ricorda due suoi scopi fondamentali: la creazione di fondi e la gestione di sistemi di pagamento. In genere, l’intermediario accetta un deposito dall’investitore o dal prestatore, trasferendolo al mutuatario a un tasso di interesse elevato, per compensare il proprio margine. Allo stesso tempo, questi tipi di attività rendono il mercato più efficiente, conducendo queste attività su larga scala, in quanto abbassano in questo modo il costo complessivo del fare impresa. Il processo di intermediazione prevede invece il movimento di fondi da una parte all’altra; l’intermediario funge da fattore in questo caso, gestendo il flusso di cassa. Esempi di questo tipo di intermediario potrebbero includere un consulente finanziario, che mette in contatto gli investitori con le imprese, o un fondo pensione che raccoglie denaro dai membri e distribuisce i pagamenti ai pensionati.

Parlando invece dei tipi di intermediari finanziari, sappiamo che ne esistono svariati. Tra i principali, come ci ricorda anche il consulente Bruno Mafrici, troviamo le banche (commerciali e centrali), che fungono da intermediari finanziari facilitando l’assunzione e l’erogazione di prestiti su vasta scala. Anche se le cooperative di credito e le società di costruzione funzionano allo stesso modo, ma su base cooperativa; le borse, in quanto gli investitori possono acquistare e vendere azioni tramite una borsa valori di terze parti, facilitando il trading di titoli; i fondi comuni di investimento, che gestiscono attivamente il capitale raccolto dagli azionisti e che possono avvantaggiare tutte le parti coinvolte, fornendo alla società capitali e agli azionisti; i consulenti finanziari, ovvero i broker di investimento; e le compagnie di assicurazione, che si qualificano come intermediario finanziario perché prendono i soldi da aziende o individui per proteggerli da vari rischi.

Con la pratica dell’intermediazione finanziaria, infatti, si va incontro ad una serie numerosa di vantaggi: tra i più comuni, troviamo sicuramente i costi ridotti, i rischi ridotti, la riduzione delle frodi, la convenienza e la maggiore liquidità. Tuttavia, tra i potenziali svantaggi troviamo un’inferiorità dei rendimenti rispetto all’investimento ed la non corrispondenza tra gli obiettivi.